Non sono affabile… e chi ha detto che debba esserlo per forza!?

 

Lavorare per la casa editrice mi fa stare bene, sono in buona compagnia, posso fare un sacco di cose che avevo sempre sognato di fare: leggere, scrivere, imparare, viaggiare. Nella c.e. sto come una rana nel suo stagno, e non ho bisogno di tanto altro.

mind_spot_2

Tuttavia, in questa specie di regno, la serenità viene meno quando qualcuno che proviene dall’esterno pensa di entrare convinto che tutto gli sia permesso. La casa editrice è un luogo pubblico e come in ogni luogo, pubblico o privato, quando si entra bisogna adeguarsi alle regole scritte, e non scritte, della buona convivenza pacifica. Sono abituata a chiedere permesso prima di entrare in una casa  e quando entro in un luogo pubblico so di non essere sola in quel luogo e rispetto chi “comanda”, ma soprattutto rispetto chi frequenta quel luogo come me. Se ci sono delle regole scritte ne prendo atto, se non ce ne sono cerco di capire come devo comportarmi e mi adeguo di conseguenza.

Non credo di aver detto una banalità, anche se dovrebbe essere consolidato e piuttosto semplice condividere ciò che ho scritto qui sopra. Eppure, c’è sempre quello che pensa di essere un genio e, in quanto tale, avere campo libero sorpassando ogni regola, mandando a puttane il lavoro degli altri.

Nella mia casa editrice, come in qualsiasi altra c.e. grande o piccola che sia, esistono delle regole. Ne abbiamo tante, ma oggi vi voglio parlare delle regole di invio manoscritti: sono ben descritte sul nostro sito www.lemezzelane.it alla pagina “Pubblica con noi”. Se in quella pagina chiediamo sinossi, biografia e testo scritto con un determinato carattere e in un determinato formato, nessuno, e sottolineo NESSUNO, può venire a sindacare la nostra scelta. E’ una scelta studiata per lavorare meglio, ben esposta e ben descritta, ha la sua ragione di esistere e in quanto tale va rispettata. Nessun autore che invia un manoscritto può venirmi a dire che la regola è sbagliata o che il carattere che abbiamo scelto per l’invio di un manoscritto non è adatto ai libri.

Torno a ripetere

a ognuno il proprio mestiere

Lo scrittore scrive, il grafico crea le copertine o qualsiasi altra cosa che abbia a che fare con la grafica, l’editor edita e suggerisce agli scrittori come migliorare il testo, il correttore di bozze legge e corregge.

Se a casa mia viene un imbianchino a pitturare le pareti, lo lascio fare e non gli dico di usare il pennello in orizzontale se lui crede che usarlo in verticale sia il modo migliore per avere delle pareti perfette. Così come se viene l’idraulico gli dico il problema che ho e lui me lo risolve perché sa come fare.

Nella catena lavorativa di una casa editrice, inoltre, c’è sempre una persona che dirige e comanda (eh, lo so! ho scritto un’altra banalità, ma tant’è…).

Nella MIA casa editrice IO dirigo, IO sono l’Editore, IO decido chi far entrare dopo aver letto e valutato ogni aspetto delle proposte editoriali che arrivano nella casella di posta elettronica (scusatemi per l’IO maiuscolo, non è per l’ego smisurato, è solo per farvelo leggere meglio). Sono la prima a leggervi, autori, e già dalla mail di presentazione capisco con chi ho a che fare.

Quando vi presentate, questo è un consiglio che vi do per non tagliarvi le gambe da soli, pensate di presentarvi a un ipotetico datore di lavoro. È la cosa migliore che possiate fare.

Qualcuno ha provato a fare colpo facendo il simpaticone, pensando di parlare con l’amico della porta accanto, qualche altro ha scritto una lettera commerciale, qualche altro ancora pensava di stare scrivendo una poesia. Non immaginereste mai la varietà di mail che ricevo: da quello che non scrive niente e allega solo il testo a quello che scrive vita, morte e miracoli il passo è breve. Eppure non sono queste mail a farmi storcere il muso, spesso sono divertenti. Le mail che non digerisco sono quelle delle persone che si credono lo Stephen King de’ noantri solo per aver pubblicato qualche libro in self o a pagamento e in quanto “scrittori” credono di farmi un piacere inviandomi il loro capolavoro. Questi scrittori (presunti) pensano bene, anche, di darmi consigli su come dirigere la casa editrice e su come esporre le nostre regole. Ebbene sì! Ci sono anche persone così.

Leggere in una mail […] il font che avete scelto non è un font adatto ai libri, come penso sappia bene, tutti i miei files sono impaginati col xyz […] non è una buona premessa per accogliervi tra i miei autori. E no! Non sono cattiva se vi rispondo che IO sono l’Editore. E sì! Non sono affabile. Vale sempre la regola:

mi comporto a seconda di come tu ti rapporti con me.

Se tu mi consigli come fare il mio lavoro, io ti rispondo che sono l’Editore e in quanto tale pretendo di essere rispettata. Non solo io devo essere rispettata, ma anche i miei collaboratori, che devono avere accesso a dei file leggibili e sui quali lavorare in beve tempo (perché poi, autori, siete sempre pronti a chiedere: quanto manca?). Inoltre, se io dovessi perdere tempo a sistemare ogni vostro file perché avete pensato bene che il vostro font sia migliore in assoluto, che la formattazione che avete dato al file sia quella perfetta per un libro, perché avete aggiunto ghirigori o uno sfondo colorato pensando di fare colpo (tze), non rispettate nemmeno i vostri colleghi scrittori. Il tempo è quello che è, i manoscritti che arrivano sono un’infinità, e il rischio è quello di dare importanza a un testo povero di contenuti perdendo un testo, invece, che avrebbe da dire molto. E no! Non sono affabile quando rispondo a queste mail, perché dovrei esserlo? E chi dice che debba esserlo per forza!?

Sono contro tutte le persone multitasking, contro tutti quelli che vorrebbero fare un mestiere per il quale non sono qualificati scalzando chi, invece, potrebbe farlo al meglio per via degli studi effettuati, contro tutti quelli che suggeriscono, consigliano, disapprovano l’operato degli altri.

Aiutateci a lavorare meglio.

Xo Xo Rita Angelelli

Direttore editoriale di Le Mezzelane Casa Editrice