La necessità della poesia
Ho letto di un poeta cinese, Ai Qing. che era stato esiliato per aver scritto poesia. Un vero poeta. Uno di quelli che guardava gli altri e le cose come attraverso una lente innocente, onesta, pura. Gli fu proibito scrivere e costretto a pulire i bagni pubblici del villaggio dove lo avevano esiliato, così “confessa” sua figlia ricordando suo padre, e continua: l’ho visto sforzarsi al massimo nel mantenere quei bagni puliti, e per lui era la cosa migliore che potesse fare, il miglior atto poetico possibile in quel momento, e non lo dimenticherò mai; mio padre è stato punito per aver scritto poesia e io sono cresciuta sulla base di quella punizione, non ho potuto fare a meno di scrivere anch’io poesia.
Una testimonianza davvero emozionante, vera, sincera, come lo è la poesia.
Il poeta è quell’artista che trasforma la vita reale e ciò che succede in parole e versi, sforzandosi di comprendere ogni avvenimento civile o culturale o politico, o più semplicemente la vita, quella che gli appartiene. Il processo di creazione diventa un momento intimo, almeno per me, e ci si ritrova in un luogo lontano da tutti e da tutto, lontano persino da quel momento stesso in cui si crea, lontano dalle circostanze, dove l’estetica dei versi disegna il quadro di una morale, di un’avvenimento, di un’emozione, e nella purezza della forma, attraverso un linguaggio personale, estende il proprio pensiero agli altri, facendo sì che la poesia diventi patrimonio di tutti.
Nella poesia le parole e il ritmo sono due entità distinte che lavorano all’unisono per creare bellezza e “regalare” un messaggio, una sorta di via nel quale ogni sentimento possibile, positivo o negativo, cerca la sua ragione di esistere. La poesia ha il potere di creare mondi infiniti e non solo deve essere scritta e letta, ma va vissuta.
Vivo la mia poesia e quella degli altri poeti come dolci momenti, o caldi, a volte sorprendenti e imbarazzanti, perché la poesia mi emoziona e spesso le emozioni ti colgono di sorpresa. Una mente fredda come la mia, perché condizionata dalla vita, non prova spesso empatia verso le persone, mentre con la poesia l’empatia fiorisce, le parole e i versi diventano un momento unico e intimo di cui non posso più fare a meno.
Leggere e scrivere poesia ha cambiato quella parte di me che potrei definire dura e rabbiosa, di quella parte del mio animo che è sempre contro tutti e tutto perché le “cose” della mia vita non sono andate proprio esattamente come volevo che andassero.
Nello scrivere poesia ritrovo chi sono veramente e non mi nascondo più agli altri, è l’unico posto in cui sono me stessa; nella poesia cerco la voce che non avevo quasi mai ascoltato, quella di mia madre o di mio padre, rimettendo a “fuoco” quello che avevo dimenticato.
Quando leggo poesia, invece, ritrovo gli altri, l’animo del poeta stesso, la sua visione della vita, le sue gioie o i suoi dolori, e sono quei momenti in cui non penso a me come narratore, mettendomi dall’altra parte della barricata, lasciando a loro la parola e la loro storia.
Ed è proprio in questo momento, quando leggo e valuto la poesia che mi viene proposta come possibile pubblicazione, che mi rendo conto di quanto la poesia abbia bisogno di essere promossa, rivalutata, mostrata, declamata, letta e riletta, perché ogni poeta, e ogni poesia, potrebbe essere quell’istante di vita che ci rende liberi. Liberi di mostrare chi siamo veramente agli altri e persino a noi stessi.
Le Mezzelane, in questo ultimo periodo, sta pubblicando una serie di raccolte poetiche una più bella dell’altra e io come Direttore editoriale sono soddisfatta di avere fatto questa scelta, in contro tendenza alle Big che non fanno altro che pubblicare quasi sempre solo nomi noti al pubblico televisivo, calcistico/sportivo, youtuber, Vip dalla dubbia “vippagine” (ok, non esiste, me lo sono creato al momento) spesso coadiuvati da un ghostwriter, o scrittori creati a tavolino, quindi frutto di una campagna di marketing volta ad accalappiare un pubblico facilmente influenzabile e incanalabile (vedi la E.L. James e le 50 sfumature di grigio).
Vi offro una carrellata delle nostre copertine, frutto dell’ingegno creativo del nostro grafico Gaia Cicaloni e della mente sempre attenta della nostra Capo Editor Maria Grazia Beltrami
E siamo solo all’inizio di una grande stagione dedicata alla poesia e ai poeti. Tutte le raccolte fanno parte della nostra collana Ballate.
Il mio consiglio: leggete poesia, tra i nostri poeti troverete anche molti giovani e giovanissimi. Vi sorprenderanno!
Xo Xo Rita Angelelli
Direttore editoriale di Le Mezzelane
Dopo la poesia tradizionale imparata a memoria a scuola (ormai non si fa più), scomposta, parafrasata, analizzata in.ogni suo minimo dettaglio, di poesia non è più vista ner sentita per un bel po’. Poi sono arrivate le canzoni, le poesie moderne in musica, e poi la poesia contemporanea all’università (ancora una volta imparata a memoria, studiata forzatamente per superare un esame). Ma la poesia è altrove, è la sublimazione del nostro quotidiano, e se leggendola non si capisce, tanto meglio: lasciamo pure fluire parole e ritmi liberamente in noi, come movimenti senza senso! Servirà comunque.
Scrivere poesia è un dono: la capacità di prendere le parole e renderle musica per l’anima…
La poesia, più di qualunque scritto, credo possa toccare il punto più nascosto del lettore e nutrirlo; spingerlo a leggere se stesso e pensare, ascoltare il proprio io.
La sfida de Le Mezzelane è notevole e sicuramente da sostenere. Ci vuole coraggio a prendersi cura delle cose belle, e noi abbiamo bisogno di leggere poesie, di farci innamorare ogni giorno da questa cura.
Io trovo che la poesia sia una sorta di tè caldo per l’anima. Una lettura diversa da un romanzo che però fa riflettere e coccola i sentimenti e le emozioni.
Tutti dovrebbero leggere poesia, i bambini così come gli adulti.
La poesia è un mezzo di comunicazione potentissimo che parla attraverso le emozioni e che arricchisce sia chi la scrive, sia chi la legge.