Non lo faccio mai, oggi però…
Il sabato è una giornata speciale. È l’unico giorno in cui posso stare con i miei figli, che sono una delle mie due ragioni di vita. L’altra è la casa editrice.
Lavoro sette giorni su sette, anche se durante il fine settimana sto un po’ meno sui social a fare le promozioni e tenere contatti diretti con i miei Autori, e sedici ore al giorno, a volte anche di notte. E’ un lavoro che mi piace e che faccio volentieri. Non mi pesa nonostante tutti i giorni ci siano difficoltà da superare. Non è un lavoro fisicamente faticoso, ma mentale sì. Ed è così mentale che spesso nei miei sogni ho a che fare con scrittori e protagonisti delle storie che leggo e valuto.
Mi piace il contatto con le persone, anche se solo virtuale, ma mi piace ancora di più quando posso stare con la gente durante le presentazioni librarie o nelle manifestazioni dove si parla di cultura, di editoria, di libri. Ne esco sempre con qualcosa in più.
Fuori dal coro, manifestazione che si è svolta a Roseto degli Abruzzi tutti i fine settimana di Ottobre 2017, per esempio, è stato un evento a cui ho partecipato molto volentieri per una serie di ragioni e al di là del fatto di essere stata coinvolta in prima persona come Editore e scrittrice. Primo, mi sono potuta confrontare con un paio di Editori davvero in gamba; secondo, l’organizzazione era perfetta e gli eventi per niente noiosi; terzo, ho potuto godere di un’ospitalità davvero unica (grazie Maria Adelaide e grazie Lorena); quarto, location spettacolare e per me che amo il mare è stato il massimo; quinto, ho goduto di un paio di soddisfazioni personali che hanno fatto molto bene alla mia autostima, a volte latente.
Ecco! Come al solito mi sono lasciata prendere dalle parole e quello di cui volevo parlarvi, invece, latita. Però, a mia discolpa, tutta la premessa mi è servita per arrivare al focus di questo articolo che mi tormenta da questa notte. Potevo scriverlo, ma con la rabbia che avevo in corpo – e il freddo che c’era fuori dal piumone – avrei fatto solo danni. Dovevo far sedimentare la rabbia e scrivere in un momento in cui non avevo nessuno intorno (i figli adesso sono in abbiocco post prandiale).
Non lo faccio mai, dicevo nel titolo. Non vado mai a guardare che cosa fanno le altre case editrici – o le pseudo – e le loro politiche aziendali sono cose che non mi riguardano. Ho le mie idee, i miei progetti, una politica editoriale da seguire, studiata ancora prima di partire a pubblicare il primo libro. Tant’è vero che la mia casa editrice va anche contro corrente.
In un mondo editoriale dove le grandi case editrici pubblicano solo scrittori già affermati, Vip, Youtuber, e tantissime altre porcherie che richiamano la massa – liberissimi di fare quello che più gli aggrada -, io ho scelto di pubblicare autori esordienti e perfetti sconosciuti.
Ho scelto di pubblicare narrativa di tutti i generi, saggistica e poesia di qualità, che in pochi pubblicano, e raccolte di racconti, perché considero gli stessi una narrativa “veloce” – permettetemi il termine – e facilmente fruibile anche dalle persone che leggono poco e non comprano un romanzo perché troppo impegnativo. Eh, lo so, difficilmente possiamo chiamare gli ultimi “lettori”, ma io sono del parere che
“intanto mettiamogli in mano un libro, magari si abituano alla lettura e gli forniamo un’alternativa al centro commerciale, o alla partita, o al bar”.
Ma mettiamogli in mano un libro SERIO, “prodotto” eccellente, storie originali scritte in maniera corretta!
Torno alla seconda ragione del “non lo faccio mai, però oggi…”. Non lo faccio mai, però oggi voglio mettere i puntini sulle i anche su alcune differenze tra editoria a pagamento ed Editoria SERIA.
L’editore SERIO pubblica scrittori che SCEGLIE tra le tante proposte che gli arrivano, SCEGLIE dei professionisti SERI che lo affianchino – tipo editor, grafici, illustratori, correttori di bozze -, PUBBLICA libri senza far pagare un centesimo allo scrittore. L’Editore SERIO si assume il rischio di impresa come qualsiasi altra impresa, ovvero scegliendo un determinato autore o scrittore che è un perfetto sconosciuto oppure un autore noto (che non è detto che venda). Lo fa perché crede nel proprio lavoro, crede in ciò che ha letto, crede nelle potenzialità di chi ha scelto e crede nella professionalità di chi si è scelto come collaboratore.
Credo di aver ripetuto queste cose centinaia di volte, ma ci tengo a far passare un’informazione chiara e professionale, che non è propaganda, ma un dato di fatto e… un fiore all’occhiello.
La mia casa editrice – Le Mezzelane Casa editrice – è una casa editrice totalmente free. Gli autori che scelgo non pagano nulla per pubblicare, nulla per la promozione e il vario materiale pubblicitario, nulla per le presentazioni, nulla per i relatori. Nulla di nulla.
E ancora: non lo faccio mai, però oggi voglio parlarvi dell’altra parte della barricata, ovvero degli editori che si sono appropriati di questo termine e lo usano per abbindolare autori?scrittori?pseudo scrittori? che pur di vedere il loro “capolavoro” pubblicato sono disposti a pagare cifre esorbitanti per un servizio che il più delle volte è veramente scarso in termini di qualità.
Spesso gli editori a pagamento (leggasi stampatori) prendono il testo così come arriva, senza leggere, e lo sbattono su un file pdf. E’ facile no!?
Allo stampatore non serve assumere tanta gente e quindi possono ridurre le spese al minimo.
Allo stampatore non serve fare promozione e sbattersi tutti i giorni per cercare di vendere qualche copia. Tanto loro, gli stampatori, hanno già incassato.
Allo stampatore non serve nemmeno districarsi tra distributori, librerie, lettori, tanto i libri che ha stampato l’autore glie li ha già pagati e si è intascato un bel gruzzolo per un tot di libri, che alla più brutta gli sono costati poco meno di due euro a copia. Lo stampatore guadagna un sacco di soldi, a differenza dell’editore serio che guadagna sì e non il 4% del prezzo di copertina.
Allo stampatore non serve fare editing, tanto l’autore che è disposto a pagare non si è chiesto nemmeno se lo abbia fatto (a volte l’autore non sa nemmeno che cosa sia, credetemi per aver toccato con mano).
Allo stampatore non serve assumere un grafico di professione, tanto l’amico della porta accanto ha fatto un corso all’università della terza età e gli fa le copertine per passare il tempo.
Devo dire, con tutta onestà, che ci sono anche degli stampatori SEMI-SERI, cioè quelli che leggono ciò che gli arriva e passano il testo agli editor dopo aver ricevuto un congruo anticipo dall’autore. Sono persone a cui piacere vincere facile. Persone che avranno sempre le spalle coperte da chi è disposto a pagare. Ma se tanto mi da tanto, l’offerta ci sarà fino a quando ci saranno richieste. E’ la legge di mercato e se la sono studiata alla perfezione.
Poi ci sono gli editori FUFFA, ovvero quelli che scrivono nei loro testi promozionali: La XY casa editrice attua di base una politica editoriale senza contributo per le opere ritenute idonee per la pubblicazione. Per tutte le altre che presenteranno gravi errori grammaticali o che hanno bisogno di un editing completo, verrà richiesto un contributo per tali servizi. Io per esempio andrei a cavare gli occhi a chi ha commentato sui social questo annuncio professionale regalandogli anche un like. Così facendo alimentano un circuito che non fa parte dell’editoria, ma di una roba che è tutto un dire e non so nemmeno io come chiamare.
E che dire degli editori crowdfunding? Anche a loro piace la vita facile: prima incassano e poi stampano, ma solo se hanno raggiunto la quota stabilita, altrimenti non se ne fa niente. Ma poi se raggiungono la quota chi se ne frega se la storia è brutta o scritta male o anche copiata?
C’è anche l’editore che ti obbliga da contratto ad acquistare un determinato numero di copie, oppure quello che mette il titolo in prenotazione in determinati store virtuali, ma il libro ancora non esiste, o l’editore che ti pubblica solo in ebook e ti promette la pubblicazione in cartaceo solo se hai venduto un determinato numero di copie.
Ma l’editoria a pagamento non è solo questo, c’è anche chi si vanta di andare a tutte le fiere, anche 20 all’anno, e poi si scopre che si fa pagare dai propri autori un tot per ogni fiera a cui partecipa.
I print on demand non mi interessano. E’ un’altra categoria di cui non ho voglia di occuparmi, ma almeno loro lo scrivono chiaro e tondo.
E credete che sia finita qui? Attorno all’editoria girano tutta una serie di figure professionali (tze), gente che si è inventata editor o grafico solo perché hanno capito che… niente. Parlerò dell’inventiva della gente in un altro articolo. D’altronde siamo in Italia, popolo di inventori e azzeccagarbugli.
Xo Xo Rita Angelelli
Direttore editoriale di Le Mezzelane Casa Editrice
mi è molto piaciuto questo intervento! Grazie di esistere e “lavorare” in questo modo… Tutto vero quello che dice, sperimentato e appurato personalmente! Ora che vi conosco so a chi proporre la pubblicazione del mio nuovo libro di poesie ancora non pronto…..