Blog tour “Celeste imperfetto” –
Il romanzo di formazione è incentrato sul processo di crescita e formazione di un giovane protagonista. In passato lo scopo del romanzo di formazione era quello di promuovere l’integrazione sociale del protagonista, mentre oggi è quello di raccontarne emozioni, sentimenti, progetti, azioni viste dall’interno nel momento stesso in cui nascono.
E così succede in Celeste Imperfetto. Giovanni è un giovane che vive a Firenze, che ci trasporta nel suo vissuto attraverso il confronto con i genitori, l’influenza degli educatori, le avventure sentimentali (gli amici e le ragazze di Piazzale Michelangelo), le esperienze lavorative e la conquista dell’autonomia.
Giovanni vive esperienze che sono tipiche della quotidianità di un adolescente e di un giovane uomo nel preciso periodo storico di riferimento e le sue vicende private non sono mai slegate dalle trasformazioni che l’Italia subisce in quello stesso periodo.
Si può quindi dire che, mentre Giovanni cresce e matura, l’autore dipana davanti i nostri occhi una serie di trasformazioni ed eventi sociali che non dovremmo mai dimenticare.
In quel periodo nacque in me l’amore per la Fiorentina, per lo stadio e per i gruppi di supporter che animavano la Curva Fiesole. Andavo a vedere tutte le partite casalinghe e spesso mi recavo anche in trasferta. Mia madre mi preparava uno zaino con panini e succhi di frutta, mi metteva due o tremila lire in tasca, una sciarpa colorata al collo e mi dava qualche gettone del telefono, casomai avessi avuto necessità di chiamarla. La domenica alle undici ero già allo stadio con il gruppo di amici, assorbito nei preparativi: striscioni, tamburi e fumogeni, che mettevamo in un cesto che veniva issato con una corda calata dall’alto della curva, per non farci vedere dalle forze dell’ordine. A mezzogiorno si aprivano i cancelli, per far affluire le persone; c’erano i pigia pigia all’entrata, i controlli della polizia, i petardi nascosti nelle mutande. L’attesa era snervante, quelle due ore non passavano mai.
Per certi versi il romanzo di Falugiani prende le sue mosse dal tipico “Bildungsroman” (come per esempio “I turbamenti del giovane Toerless”) per poi seguire in un afflato pienamente fiorentino le orme di Pratolini, creando una versione del tutto personale del romanzo di formazione.
Il romanzo ha una colonna sonora che spazia dalla musica pop degli anni dal ’50 in avanti fino alla musica classica, che diventa nella maturità il grande amore del protagonista.
La capacità di sorprendere, e di farlo ogni volta, anche quando gli altri se lo aspettano, è un’arte sopraffina, che ho sempre invidiato a chi la possiede. È un po’ come una firma, un tratto distintivo, tramite il quale si viene riconosciuti. Compresi tardivamente questo fatto, aiutato dalla musica, e, in particolare, da un equilibrista delle note: Franz Schubert. Fu Cecilia a farmelo conoscere. Era dicembre e si avvicinava il primo Natale nella casa in collina. Presi, nel frattempo, una pessima abitudine: non controllare il conto corrente bancario. Le entrate si misuravano col contagocce, mentre, dall’altra parte, uscivano centinaia di euro, come un fiume in piena, sia per il mantenimento quotidiano della casa e di me stesso, sia per le avventure pseudo amorose per le quali non lesinavo. Anche l’ultimo progetto era stato rifiutato da un cliente, e ogni volta dovevo ricominciare da capo. Cecilia aveva due anni più di me e mi conquistò per la poesia che possedeva, e nonostante le sue contraddizioni, fu un’anima candida e sensibile, tanto immersa nel fuoco della carnalità quanto imbevuta della sacra fonte delle Muse. Parlava disinvoltamente di sesso, ma con me cominciò con Pedro Salinas.
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Bella come sempre la recensione. Senza parole per questo romanzo che mi ha particolarmente incuriosita.