La falena
Mentre stavo lì in presenza della falena, che mi svolazzava addosso dispettosa,
non potevo scegliere la vita e non potevo permettermi di cedere alla morte.
Mi lasciai solo scomparire dal mondo
mentre mi supplicavo di non pensare a quello che altri pensavano di me
Sentivo un sollievo nel cuore e una gioia che non provavo da tempo, tuttavia.
L’odore della società era marcio. E io sentivo il profumo del mughetto
La gente mi suggeriva di reprimere le emozioni. E il mio cuore era illuminato.
La luce era per la massa. E io cercavo le tenebre.
La vita risuonava a ogni vibrazione del telefono. E io mi ostinavo a schiacciare il rosso.
Le lacrime macchiavano le lenzuola del nero dei miei occhi. E io credevo che fossero una sorta di segni felici.
Era una sensazione che nessun altro farmaco mi aveva dato.
La verità mi aveva macchiato le guance, la vita, le mani. Ed era spuntato un sorriso.
Il nemico risuonava in echi distorti di menzogne e io assaporavo quella felicità che nessuno avrebbe mai compreso.
Guidata dalla luce della luna, contavo i passi, catturavo i respiri, distruggevo orme polverose dimenticate, mentre il parquet scricchiolava in segno di protesta. E io ero felice. Del mio io. Della mia esistenza. Della mia rinascita.
E poi sì, l’ho fatto: ho schiacciato la falena.
(tratto da Un’altra vita – Falena)
P.s.: per chi non mi conosce uso “falena” al posto di “depressione”.