Quando la gente pretende: editoria e altre cosette, casette, cassette, cassate.
Ebbene sì. Quando la gente pretende l’editore risponde, perché chiunque chieda, suggerisce, consiglia, supplica… l’editore DEVE sempre dare una risposta.
Una semplice risposta, anche stringata e solo per dire “ho letto il tuo messaggio, fammi pensare e poi ti so dire” non va bene, e quindi evito sempre (risparmio anche un po’ di tempo, che è già quello che è). Non va bene nemmeno non rispondere, perché passi per maleducato. Non va bene nemmeno rispondere come l’altro non si aspetta, perché poi la gente (capricciosa peggio dei monelli) sparisce (pensando di farmi un dispetto).
L’editore deve avere la sfera cristallo, fare vere e proprie magie dilatando il tempo della giornata a 48 ore, essere polivalente, polifunzionale, multitasking, non dimenticarsi di nulla ed essere sempre perfettamente connesso (a internet e con il cervello).
La risposta dell’editore, va da sé (è scontato no!?), deve essere quindi:
- immediata (pure se la richiesta arriva durante la notte)
- corretta formalmente (perché sono tutti pronti a criticare anche e solo per un refuso in una mail)
- accomodante (ogni scrittore PRETENDE un editore accomodante)
- affermativa (alla richiesta l’editore DEVE rispondere sempre con un sì)
- breve (leggere troppe cose costa fatica)
- esplicativa al massimo, che fa ossimoro e pendant con la ragione precedente (la virgola messa in quel posto fa sempre la differenza e quindi devi motivarla anche con qualche millemila mail).
La richiesta va SEMPRE considerata come VITALE. Prenderla sottogamba significa avere un editore poco professionale e poco comprensivo dell’animo dello scrittore.
Il suggerimento va PRESO come quella cosa che ti cambia la vita, perché chi suggerisce ha sempre dalla sua la grande e lunga esperienza di scrittore; oltretutto è un divoratore di attualità e politica (Report è la sua trasmissione preferita), nonché lettore onnivoro, per cui il detentore della verità assoluta (genio incompreso, soprattutto).
Il consiglio, ovviamente, è SPASSIONATO, ma se solo provi a esprimere la tua opinione vieni tacciato di incapacità professionale e additato come incompetente, nonché poco propenso ad accettare critiche costruttive (tze). Ho sempre odiato l’aggettivo costruttiva abbinato al sostantivo critica.
La supplica… Eh! C’è pure chi supplica un editore per una PUBBLICAZIONE e pretende, solo perché sei un amico da tanto tempo, che lo si pubblichi anche se ha scritto una schifezza. E alla risposta
“sinceramente, ho trovato il tuo lavoro banale e poco significativo, puoi lavorarci su e magari lo rivediamo insieme”
reagiscono insultandoti pubblicamente (in questo caso anche essere accomodanti non è visto di buon occhio e lo sforzo che fai verso la persona che consideravi un amico va a farsi fottere insieme alla propria dignità).
Non è un quadro molto esaltante, lo so, e qualsiasi uomo o donna dotati di intelligenza avrebbero già rinunciato a fare l’editore. IO, tuttavia, in questo paesaggio colorito e poco edificante del genere umano, ci sto da DEA e amo così tanto questo lavoro che passo sopra a tutto, pur mostrando a volte il mio carattere poco socievole, la mia poca empatia con il prossimo, e qualche punta di cinismo. Sono cose che mi salvano la vita, che mi fanno desistere dall’uscire di casa con un coltello ben affilato in mano e uccidere il primo che incontro (magari mi imbatto nel mio vicino e non faccio altro che liberare il mondo da un disgraziato).
Ecco! Ma vi pare che sia finita qui? Eh no! Alcune altre cosette, casette, cassette, cassate (magari una cassata siciliana, quando il palato chiede, la richiesta non deve passare inascoltata!) le ho da dire. E non è per fare la splendida! Si sa che non sono una brava persona e nella mia mente tutte quelle cose lì (cosette, casette, cassette, cassata) risuonano come un’eco distorta. Dovevo liberarmene! Abbiate pazienza.
E allora l’editore, nella fattispecie ME:
- non deve esprimere opinioni politiche sui social (ti fai troppi nemici)
- non deve criticare gli scrittori con dei post sulla scrittura (ogni scrittore ha la sua dignità e nessuno si può permettere di…)
- non deve scrivere recensioni (sarebbero di parte e magari potrebbe approfittare della sua posizione per denigrare colleghi editori)
- non deve elogiare i propri scrittori, nemmeno quello che ha venduto più di tutti nell’ultimo periodo (perché poi un* qualsiasi si offende per non essere stat* nominat*)
- deve essere sempre presente e attento sui social (pure la notte)
- deve comprendere lo stile di ogni scrittore, pure quello che scrive in maniera sgrammaticata (perché non comprendere uno stile significa che non sai fare il tuo mestiere e perché la grammatica va presa con elasticità… pfui)
- deve rispondere a tutti, tempestivamente, pure a quelli che ti chiedono info su quelle cose che potrebbero benissimo andare a leggersi sul sito (leggi: che generi pubblicate?), ovvero gente che ti tempesta di messaggi, mail, whatsapp, post con tag
- deve contattare tutte le librerie d’Italia (perché il MIO libro merita di essere presente in TUTTE le librerie in maniera massiccia)
- deve strigliare il distributore (perché secondo lo scrittore, uno qualsiasi e uno non a caso, non sta facendo il proprio lavoro, ma sta pettinando le bambole)
- deve tenere acceso il cellulare 24 ore su 24 perché un qualsiasi operatore di Amazon (straniero e incompetente) deve darti una spiegazione utile (tze) per proseguire il rapporto di marketplace (perché i libri si vendono solo lì, e poi c’è Prime che accontenta tutti eliminando le spese di trasporto e non ci si può passare sopra)
- deve accettare tutti i manoscritti, pure quelli inviati nel corpo della mail stessa (perché se non lo fai non sei accomodante e poi sui siti dove si parla di editoria dicono che sei indisponente, maleducato, presuntuoso)
- deve prendere per forza un testo sperimentale e accettarlo per quello che è (perché se non lo fai non sei un editore aperto all’innovazione)
- deve preparare in tempo utile TUTTO il materiale promozionale (e se qualcosa ti sfugge son cazzi… perdonatemi il cazzi… ma cazzo…)
- deve essere pronto a modificare TUTTE le clausole e gli articoli del contratto editoriale, scrivendo, infine, in una postilla di essere disposto anche a dare via il deretano (e no! non sono volgare, vale sempre: esistono i siti dove si parla di editoria e lì ti dicono che sei poco aperto alle trattative, e se te lo dicono loro… stanne certo: non sei un buon editore)
- deve spedire i libri SUBITO: lo scrittore ha programmato questa mattina una presentazione per DOMANI (perché se i libri non ci sono l’editore è un incapace e per giunta non si è ancora dotato di teletrasporto, che di questi tempi non solo è necessario, ma è uno dei motivi per cui uno scrittore ti sceglie come editore 🙂 e va di pari passo con il distributore, ché se non hai Messaggerie non conti un cazzo… cazzo… azzo… zo)
- deve sollecitare la tipografia ogni due ore per l’ordine che è stato fatto ieri e oggi DEVE essere pronto per la spedizione (perché lo scrittore ha già programmato due o tre presentazioni ancor prima di conoscere la data di pubblicazione)
- deve sollecitare l’Editor (perché ci sta mettendo troppo, e il mio libro non aveva bisogno di correzioni)
- deve dire all’Editor che lo stile non deve essere rovinato (perché lui si distingue dalla massa e così deve rimanere)
- deve dire al Grafico che l’immagine che è stata scelta non è di suo gradimento (e quindi scegliere quella che lui ha inviato come immagine perfetta e caldamente consigliato di usare, dimenticandosi completamente che in un articolo del contratto c’è scritto che l’immagine di copertina è una nostra prerogativa).
Potrei andare avanti con tante altre cosette, ma mi fermo qui. Farò un’altra puntata, magari. O magari la chiudo qui. Sempre che la gente si metta in testa che non può SEMPRE pretendere, che il tempo non è una cosa flessibile, che le presentazioni vanno programmate e COMUNICATE per tempo, che lo scrittore non mi ha contattato per farmi un piacere e per lo stesso motivo ha deciso di pubblicare con me, ma siamo noi della Casa Editrice che abbiamo deciso di investire, denaro e tempo, su un perfetto sconosciuto. Per un testo che ci è piaciuto, verosimilmente, e per questo motivo siamo pronti a fare tutto quello che è possibile fare per DIFFONDERE la pubblicazione e PROMUOVERLA nei modi e tempi adeguati, quelli che abbiamo scelto, studiato, sperimentato. In linea con la nostra POLITICA EDITORIALE, che non è una cosa fatta a caso.
Chiudo con una domanda: ma pensate che i grandi editori siano così disponibili come siamo noi di Le Mezzelane? Perché se lo pensate mi chiedo anche perché siete venuti da noi piuttosto che da loro. Esiste comunque un’altra scelta: il self publishing, che non è una cattiva scelta, ma solo un’altra opportunità per pubblicare senza pagare un centesimo.
Dall’editore con le @@ girate, con poca simpatia,
Xo Xo Rita Angelelli
Direttore editoriale di Le Mezzelane
Rispondo alla domanda: credo proprio che le “grandi” case editrici non avrebbero avuto per niente la vostra disponibilità.
Per il resto, io ti trovo empatica, invece!
Mi sono divertita un sacco. Direttore, sei un mito