L’intervista del Direttore: Lorena Marcelli e la sua scrittura

1) Una mattina ti sei svegliata e hai cominciato a scrivere il tuo primo romanzo. Ti sei mai chiesta che cosa ti abbia spinto a scrivere? Hai un immagine che ti riporta a quel momento?

Il mio primo romanzo, che poi fu pubblicato a distanza di anni, lo scrissi per fare un regalo di compleanno a una mia cara amica che si ostinava a non voler vedere alcune cose che non andavano nella sua vita. L’immagine che mi riporta a quel momento me la ricordo benissimo: era autunno e ci eravamo date appuntamento per una passeggiata in spiaggia. Lei piangeva mentre mi raccontava uno dei tanti episodi negativi che aveva vissuto;  io pensavo che con le parole non sarei mai riuscita a farle vedere ciò che si ostinava a non voler vedere, e a capire gli errori che lei stessa commetteva e aveva commesso. Allora decisi di mettere tutto per iscritto, facendola diventare la protagonista di “Un’altra direzione” e diventandone io stessa coprotagonista.

2) Tu, essenzialmente, scrivi romanzi storici, ma ti cimenti spesso anche in altri generi. Ce ne vuoi parlare, spiegando ai lettori il perché della tua poliedricità?

Molti pensano che uno scrittore debba rimanere legato a un solo genere, in modo che il lettore lo identifichi subito e lo associ allo stesso. Io non amo restare confinata nei recinti. In realtà sono una persona che si annoia facilmente se non ha nuovi stimoli, e credo che uno scrittore debba essere simile a un attore capace di interpretare quanti più ruoli possibili, riuscendo a essere sempre credibile. Adoro lo storico e il thriller storico, ma amo scrivere anche altro e mi sento un po’ una narrastorie. Osservo tutto e spesso i miei personaggi decidono da soli come vogliono essere raccontati. Io mi adeguo al loro volere e non sto lì a pensare al genere. Scrivo e basta. Scrivo anche romance ed erotici, e mi diverto tantissimo mentre lo faccio, perché io sono tutto tranne che una persona romantica. Adesso ho voglia di scrivere un Regency e prima o poi lo farò.

3) Il romanzo storico. E’ uno dei generi più difficili da scrivere, secondo me, perché devi entrare nell’ottica del periodo e fare tante ricerche. Quanto può essere lunga e difficoltosa la scrittura di un romanzo di questo genere?

La ricerca è lunga, difficile e a volte anche inutile. Capita spesso di pensare di aver trovato il testo giusto da consultare e, alla fine, non aver letto nulla di interessante per il romanzo storico che si vuole scrivere. Ti dico solo che, per scrivere L’enigma del Battista e il suo prequel, A.D. 1324, ho impiegato più di cinque anni. Ho consultato centinaia di testi (molti dei quali antichi), letto e tradotto libri in inglese e ho dovuto decifrare, con l’aiuto di un esperto di latino antico, gli atti del processo contro Alice Kyteler. Adesso ho in mente un’altra storia e sono nella fase della ricerca e raccolta testi. Ad oggi ho acquistato già quindici saggi, ho una montagna di documenti da leggere e non ho ancora completato la ricerca.

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4) La scrittura è una parte fondamentale della tua vita. Che cosa ha aggiunto la scrittura alla tua vita? E quanto ti ha tolto e che cosa la scrittura?

Ti rispondo in tutta sincerità e, questa, è la risposta che davo alla persona che nella mia vita è stata un faro, una mentore e una carissima amica. Lo è ancora oggi, anche se fisicamente non è più qui: “Ognuno si salva come può, e io mi sono salvata con la scrittura”. La vita non è stata madre benigna ma non mi piace piangermi addosso e non l’ho mai fatto. Da ragazzina inventavo storie ogni volta che non ero felice o avevo problemi, e ho continuato a farlo anche da adulta. La scrittura è la mia ancora di salvezza, la porta che mi fa entrare in un mondo solo mio, dove i problemi non possono entrare e nessuno può disturbarmi. Quando scrivo mi isolo dal mondo e sono felice. La scrittura (e la lettura), hanno fatto di me una donna più aperta, capace, caparbia, indomita e sicura di sé. Cosa mi ha tolto? Nulla. Assolutamente nulla, se non i falsi amici e le persone delle quali posso benissimo fare a meno. Per il resto mi ha solo dato tanto e arricchito ogni giorno di più.

5) A che lettore pensi quando scrivi? Hai un pubblico ideale?

Offendo qualcuno se ti rispondo che non  penso a nessuno in particolare? Scrivo per il solo piacere di farlo e perché le parole escono fuori come un fiume. Non penso mai al lettore ma, ora che ci rifletto, vorrei che i miei fossero dei “lettori forti”, abituati a leggere e a riconoscere i punti deboli e di forza dei miei romanzi. Mi piacerebbe avere tanti lettori “beta”, con i quali confrontarmi prima e dopo la pubblicazione di un romanzo.

6) Riusciresti a scrivere anche su commissione? Ovvero se un editore ti dicesse di scrivere una storia con determinate caratteristiche, riusciresti a farlo? Saresti intrigata da un lavoro di questo genere?

Lo faccio già e mi piace molto perché amo le sfide. Io all’ispirazione credo poco e al sacro fuoco che ti fa scrivere solo le cose che senti “tue”, ancora meno. Ho deciso di diventare una scrittrice e so che questo è un mestiere a tutti gli effetti. Ho frequentato diversi corsi di scrittura e ho acquisito la tecnica necessaria per scrivere anche su commissione. Una sola cosa non farei: la ghostwriter.

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7) Scegli tre aggettivi per descrivere L’enigma del Battista e altrettanti per descrivere il prequel Ad 1324 di prossima pubblicazione con Le Mezzelane? Puoi contestualizzarli nelle due storie?

Scrupoloso, avvincente e coinvolgente per L’enigma del Battista;

Minuzioso, intrigante e sorprendente per Ad 1324

Gli aggettivi scelti per L’enigma del Battista li contestualizzo con l’estratto di una delle tantissime recensioni che i lettori hanno pubblicato su Amazon: L’autrice ha la capacità di descrivere atmosfera e personaggi dell’epoca con scrupolosità, senza tralasciare alcune sfumature che rendono questo romanzo avvincente e coinvolgente allo stesso tempo;

Quelli scelti per Ad 1324 li contestualizzo così: L’intrigante storia del processo contro Alice Kyteler, personaggio realmente esistito a Kilkenny, nell’Irlanda del 1300. Una narrazione piacevole, con dettagli minuziosi  e sorprendenti.

8) Perché un ipotetico lettore dovrebbe scegliere di acquistare Ad 1324?
Perché si innamorerà di Alice Kytelr, così come se ne sono innamorati i lettori dell’enigma del Battista, che mi hanno chiesto ripetutamente di scrivere l’intera storia della strega di Kilkenny. Io ho reso vivo il ricordo di una donna che, ancora oggi, verrebbe considerata troppo moderna per la società nella quale si troverebbe a vivere.
9) Che posto occupa la lettura durante la tua giornata e quanto quello che leggi riesce a influenzare la tua prosa? Ti ispiri a qualche scrittore famoso o cerchi sempre uno stile tuo?
Acquisto un libro al giorno o anche più. Non resisto alla tentazione, e nella borsa ho sempre il kindle o un libro cartaceo. Leggo in ogni momento libero della giornata e, dormendo poco, tengo compagnia alla mia insonnia con un libro. Non mi ispiro a nessuno in particolare perché non voglio diventare la brutta copia di un autore famoso, ma la mia scrittura è stata influenzata tantissimo da Rosamund Pilcher  e Sveva Casati Modignani per la narrativa, e da Umberto Eco (nel Nome della rosa c’è un piccolissimo accenno ad Alice Kyteler), Marco Buticchi, Wilbur Smith, Glenn Cooper, Marcello Simoni e Ken Follet per lo storico.
10) Sei una scrittrice impegnatissima su tanti fronti, uno dei quali l’associazione ELLEEMME. Com’è nata e perché? Che finalità ha?

Elle Emme è nata nel gennaio 2017 per volontà della sottoscritta, ed è un’associazione culturale/editoriale che organizza eventi che ruotano intorno al mondo della cultura, dell’editoria e dell’arte. Elle Emme ha voluto inserire nello statuto anche l’organizzazione di concorsi letterari per la pubblicazione di antologie a scopo benefico. Ad oggi ne abbiamo tre all’attivo: “Eva non è sola – Un’antologia contro la violenza di genere”, grazie alla quale abbiamo finanziato Centri Antiviolenza abruzzesi; “Storie, Miti e Leggende in terra d’Abruzzo” (il ricavato verrà devoluto al Corpo dei Vigili del Fuoco abruzzese) e “Fuori dal Coro”, che finanzierà un’associazione scelta in accordo con i quattordici autori selezionati.

Da sempre lavoro nel settore dei Servizi Sociali e con Elle Emme vorrei aiutare le associazioni che supportano e aiutano le persone malate e meno fortunate.

11) Sinossi fuori dal coro è un’altra delle tue iniziative in collaborazione con il comune di Roseto, con diverse associazioni e case editrici? Anche questa manifestazione come nasce e perché?

“Sinossi fuori dal coro” nasce all’interno di “Fuori dal Coro”, una serie di incontri tematici che parleranno di Editoria a 360°. Il Contest è nato perché molti autori non capiscono qual è la differenza che c’è fra una vera casa editrice e una a pagamento. Io sono contro l’editoria a pagamento, e mi rendo sempre più spesso conto che gli aspiranti scrittori non conoscono il mondo editoriale, e non sanno nemmeno come si scrive e si presenta una sinossi a un editore. Le case editrici che ho contattato sono tutte NO EAP e, grazie agli editori, fra i quali ci siete anche voi de Le Mezzelane, gli autori che verranno scelti, e tutti coloro che parteciperanno al convegno che si terrà il 28 ottobre 2017 a Roseto degli Abruzzi, che ha patrocinato l’evento, potranno capire come funziona e cosa fa una vera Casa Editrice, qual è la differenza fra una pubblicazione non a pagamento e una a pagamento e, soprattutto, scopriranno che le Case Editrici a pagamento in realtà sono solo delle stamperie che fanno pagare oro un prodotto che non avrà futuro, così come non lo avrà chi pubblica con loro.

12) Giochiamo: ti hanno regalato la macchina del tempo e l’hai programmata per tornare in un’epoca storica che ami particolarmente, purtroppo il costruttore ha sbagliato qualcosa e ti ritrovi in un’era in cui mai saresti voluta capitare. Dove saresti voluta andare e dove no? E perché?

La prima risposta è troppo semplice: vorrei andare a Kilkenny nel 1300, e vorrei conoscere Alice Kyteler, la mia protagonista. Io ormai la considero una sorta di alter ego e mi piacerebbe molto scoprire com’era nella realtà. Non vorrei mai tornare nella preistoria perché odio i dinosauri.

Da “La solitudine del fuoco”, di Daniele Cavicchia (mio carissimo amico e grandissimo poeta)

 

Quando la vidi per la prima volta
l’angelo aveva perso un guanto
lei pensò fosse il suo
io di essere nella trasparenza dell’abisso
 
poi lei sorrise come chi ha occhi
troppo azzurri per scavalcare il cielo
e spingermi nell’ostinato inchiostro
che a malapena contiene la storia che mi illude
 
La pelle levigata profumava di sacro
attingeva energia dall’amore
che ognuno le donava, io avevo
poche parole e in quelle annegavo

Ogni volta che sento la mancanza della persona di cui ho parlato sopra, e cerco la pace che riusciva a trasmettere a chi la conosceva, leggo le poesie dedicate a lei e la ritrovo, ritrovando anche me fra le parole scritte da chi l’ha amata profondamente.

 

Xo Xo Rita Angelelli

Direttore editoriale di Le Mezzelane