Monica Moka Zanon – L’intervista del Direttore
Ho fatto qualche domanda a Monica Moka Zanon in vista della prossima pubblicazione “Nella mia selva sgomenta la tigre”, una silloge poetica edita da Le Mezzelane.
- Scrivere poesia per una giovanissima come te, che cosa significa e perché proprio la poesia?
Per una timida cronica come me, che non riesce a comunicare verbalmente con più di tre persone alla volta, la Poesia è stata un aiuto nella comunicazione. La Poesia è la sublimazione di pensieri e sentimenti più profondi, è immediata, è un lampo, il subbuglio di un vulcano, la Poesia è istantanea di vita ed emozione dopo emozione mi ha aiutata a creare il mio percorso.
- Hai un’immagine nella memoria che ti ricollega al momento in cui hai scritto la tua prima poesia?
Il banco delle superiori e il primo tema: mi presi un bel voto per quella che la mia professoressa di italiano definì poesia, ma io a quel tempo pensavo agli elicotteri e avevo appena iniziato la scuola di perito industriale.
- Dal momento in cui hai iniziato a scrivere a oggi com’è cambiata la tua poesia e il tuo modo di fare poesia?
Credo sia in continua evoluzione, anche, semplicemente, dall’ultima scritta alla prossima che verrà.
- Che cosa ha aggiunto la poesia, e la scrittura in generale, alla tua vita?
La poesia è per me una crescita, una continua metamorfosi.
- A che lettore pensi quando scrivi poesia? Hai un pubblico ideale?
Non penso a nessun lettore in particolare, ma spero di far breccia anche in chi della poesia dice di non interessarsi.
- Quanto la tua poesia è influenzata dall’attuale situazione politica e culturale? E come convivono? Anche se la raccolta che pubblichi con noi è piuttosto intimistica e dedicata al proprio io.
Attraverso il filtro del mio intimo guardo il mondo, quindi spesso le cose perdono i confini. Emozioni e situazioni che esplodono intorno a me e mi feriscono con le proprie schegge aprendo ferite invisibili che mi fanno versare inchiostro sul foglio, nulla è ciò che sembra.
Convivere è difficile, ma bisogna combattere, anche se spesso son la prima a sotterrarmi o a volare via.
- Hai pubblicato poesie e racconti in diverse antologie, ma anche da sola, e molto probabilmente hai incontrato scrittori e poeti lungo la tua esperienza poetica. Come hanno influito nella tua poetica? Ne ricordi uno che ti ha insegnato qualcosa? E che cosa, nel caso?
Sono le persone amate (poeti che non sanno d’esserlo), amici, che mi hanno insegnato, che hanno influito con la loro poesia di vita.
- Qual è il poeta “famoso” che ha contribuito alla tua formazione e in che maniera?
Uno per ogni fase della crescita: Neruda, Baudelaire, Montale, Pavese, Ungaretti, Merini, per citarne alcuni e ad oggi tanti, tanti, poeti sconosciuti.
- La poesia è spesso considerata letteratura di nicchia. Adesso stiamo vivendo una controtendenza e un ritorno alla lettura della poesia. Che autori contemporanei leggi?
Io non ho mai considerato la Poesia di nicchia, anche se qualcuno ha pensato bene di nasconderla in questo bozzolo di spine per non farla avvicinare. Ritengo una missione tentare di liberarla da questi preconcetti che le sono stati cuciti addosso. Leggo tutti gli autori che mi capitano “a tiro” e che con i loro versi mi fanno sognare e pensare.
- Giochiamo: Se dovessi scegliere con chi andare a cena, chi sceglieresti e come immagini l’ambiente e la cena?
Immagino una cena in un bosco vestito dei colori dell’autunno con Tolkien e una cena di parole per scoprire i segreti del mondo da lui creato.
La musica che piace a Monica