Eppure è sempre così semplice. O forse no. (una riflessione sulla vita)

Posso sedermi qui, accanto a te uomo,
ed essere niente, non sentire nulla.
Forse è meglio rimanere sola,
tanto a che serve avere compagnia
e sentire il vuoto?
Posso restare sveglia a fissare il soffitto,
contando i minuti della notte,
oppure chiudere gli occhi, temporaneamente,
prima di imparare come chiuderli per sempre.
Posso avvolgermi in questa coperta di apatia, solitaria,
di introverse emozioni.
Sarebbe una perversione del sé.

Eppure non è sempre così semplice avere un sonno senza sogni,
forse sarebbe meglio non dormire e tenere vivi i pensieri,
tuttavia non basterebbe il solo pensare,
a come risolvere una vita fatti di stenti e veloci mutamenti.
Penso alle volte in cui i sorrisi non erano costretti,
quando le lacrime, in realtà,
esistevano perché c’era una genuina tristezza,
invece di un vuoto.
Questo vuoto.

Eppure è sempre così semplice da abbracciare.
Abbracciare la tranquillità,
il buio, la malinconia. Il vuoto.
Ascoltare la musica brutta, metallica,
voci isteriche e messaggi di odio.
Forse sarebbe meglio qualcosa con un pianoforte e i violini?
Qualcosa di più emozionante di quello che possono essere le urla.
Romantico.
Sensuale.
Umano.

Eppure non è sempre così semplice essere un umano,
con le umane emozioni, e sentire la capacità di amare.
L’amore. A volte fa soffrire.
Basterebbe isolarsi e farsi un fadello di niente.
Il niente non dà emozioni.
Oppure pensare alla morte
e desiderare che arrivi presto,
per non scappare dall’ovvietà
di un’esistenza breve e terrena.
Bere di più,
affogare le emozioni nell’oblio di un liquido incolore
che brucia nella gola,
fumare di più,
e se non bastasse per uccidersi
e far la vita più breve…
ci sarebbe sempre qualcosa di più semplice:
un taglio ai polsi,
anche se ti sembrano ancora troppo belli
per segnarli con la morte.

Eppure è sempre così semplice. O forse no.
Sono io che sto scegliendo la strada più difficile.
Sto scegliendo di falsificare la felicità,
per recitare con un volto mascherato di pietà,
sto scegliendo di vivere nelle ombre
e ballare ritmi blandi
e tirarmi fuori da questo buco
che ancora mi ostino a chiamare vita.
Sto scegliendo me, anima assopita,
e tutti quelli che, come me,
hanno scelto una vita avvolta dall’oscurità.
Ho scelto di piangere senza motivo
e per tutti i motivi che non posso scrivere,
e anche per quelli non posso dire ad alta voce.
Sto scegliendo anche di urlare
fino a quando non avrò più voce.

E poi, il silenzio non sarà così pesante.
Non sarà importante.
Il silenzio sarà solo quella corda invisibile
che ci lega gli uni agli altri
e ci fa sentire vivi,
facendoci sentire umani.

Ecco, allora forse è semplice.
Se esiste il silenzio, ci sono anche i suoni.
Se esiste l’ombra,
da qualche parte ci sarà anche la luce.
E il vuoto? Il vuoto è un pieno di nulla.
Semplice no?